venerdì 23 novembre 2012

LA SUPERFICIALITA' DI QUESTA SOCIETA'


Allibito! 
Ancora una volta resto sorpreso e allibito di fronte allo spezzarsi di una giovane vita. 
Stamani ho letto con estrema attenzione gli articoli riguardanti il suicidio del giovane studente romano. In tutti gli articoli si evince, purtroppo, un malessere tipico di questa società ed in particolare delle famiglie e purtroppo, della scuola. 
Mi riferisco all'estrema superficialità con la quale 
ci avviciniamo alle persone. 
Ci fermiamo alla "prima pelle" quella che si vede, quella più luccicante ma che spesso, troppo spesso, nasconde turbamenti, disagi, inadeguatezze che sfuggono e che, credo, potrebbero svelarsi se ci si avvicinasse di più. Se davvero volessimo conoscere l'altro profondamente, intimamente, condividendo realmente le nostre anime. 
Questo ragazzo si è suicidato
Già questo è di enorme significato e apre la strada a tutta una serie di implicazioni. In più si è impiccato, altro modo rivelatore della personalità e del profondo disagio che stava vivendo. 
Non voglio entrare in disquisizioni psicologiche per le quali sarebbe richiesto una competenza superiore. Mi soffermo ad un dettaglio che mi ha veramente colpito: La descrizione di questo ragazzo. 
Sia i compagni che gli insegnanti e soprattutto la madre lo descrivono come allegro, estroverso, partecipe, autoironico. 
Ne siete sicuri, ne siete così sicuri, ora? 
Il suicidio è resa totale, è annullamento del proprio essere, è ultimo atto di un processo interiore di enorme, ripeto, enorme sofferenza. 
E dov'è l'allegria e l'estrosità in un ragazzo che si suicida? 
Mi pesano le spalle, lo confesso. Tremendamente. Se anche una madre si ferma alla "prima pelle" e non trova altro di meglio che ricordare suo figlio sul suo profilo FB c'è da porsi molte domande. 
Non posso reggere il peso che in una famiglia una madre non ascolti, profondamente; non legga tra le parole, non intuisca il significato di azioni. 
Un ragazzo si è suicidato ma quello che pesa sulle mie spalle è che lo ha schiacciato la superficialità di chi viveva ogni giorno con lui.

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